L’endometriosi è una patologia benigna, caratterizzata dalla migrazione del tessuto interno dell’utero, l’endometrio appunto, al di fuori della sua sede abituale. Questo fenomeno porta alla formazione di agglomerati di sangue in altri organi, potenzialmente ovunque, che mestruano a loro volta ciclicamente, ingrandendosi e provocando dolore.

Se l’endometriosi provoca principalmente una sintomatologia dolorosa e infertilità, ma esistono anche donne asintomatiche, alle quali la diagnosi viene fatta occasionalmente durante un’ecografia.

La malattia è di raro riscontro in adolescenza e in menopausa, è tipica dell’età riproduttiva e si presenta in almeno il 4% della popolazione femminile.
Le sue localizzazioni sono varie, ma più frequentemente rappresentate dalle ovaie, dal peritoneo, dai legamenti utero-sacrali e dallo spazio tra retto e vagina e tra utero e vescica.

I sintomi sono variabili e dipendono da donna a donna. L’intensità del dolore non è sempre un buon indicatore della gravità della malattia. 

I sintomi si possono raggruppare in due gruppi principali: dolore e infertilità.

I sintomi dolorosi sono:

  • dolore prima e durante le mestruazioni,
  • dolore durante i rapporti sessuali
  • dolore pelvico cronico
  • dolori associati alla localizzazione del tessuto endometriale: dolori al retto, dolori durante la minzione, dolori lombari o lungo un arto, stitichezza o diarrea .

Un sintomo importante che colpisce il 30-40% delle donne che soffrono di endometriosi è l’infertilità.

Anche per questo motivo è importante che venga diagnosticata in tempo. L’infertilità può essere dovuta al danneggiamento dei tessuti ovarici causata dall’endometriosi, o da aderenze che hanno compromesso il rapporto tra ovaia e tuba. Oppure ancora da fattori biochimici. Si pensa infatti che la modifica del liquido peritoneale potrebbe diminuire la vitalità degli ovuli.

È importante fare una diagnosi precoce per poterla curare, bloccandone la progressione oltre ad agire sul principale sintomo, il dolore.
La cura dell’endometriosi è medica, poichè, anche se gli agglomerati di sangue vengono rimossi chirurgicamente, in genere si riformano in tempi abbastanza rapidi.

La chirurgia viene riservata solo in quei casi in cui, nonostante la terapia medica, il dolore sia persistente e severo, nei casi di infertilità, nei casi in cui gli impianti endometriosici abbiano ormai raggiunto dimensioni così grandi da dover essere rimossi per evitare danni agli organi vicini.

Lo scopo della terapia medica è quello di sopprimere l’attività ovarica, bloccando l’ovulazione e la successiva mestruazione.

A questo scopo i contraccettivi ormonali sono i farmaci più utilizzati e meglio tollerati. Nei casi più severi, che non rispondono a questo trattamento, si utilizzano farmaci più pesanti, non privi di effetti collaterali.

Sempre più studi dimostrano come il rischio di endometriosi possa ridursi grazie a una corretta alimentazione (ricca di frutta e verdura).

Il rischio invece aumenta in caso di consumo elevato di carni rosse.

L’alimentazione inoltre aiuta anche nel controllo della sintomatologia della patologia.

L’infiammazione infatti è favorita da una alimentazione non solo ricca di carni rosse, ma anche di cibi raffinati, ricchi di sale, zuccheri e latticini.

Per contrastare i sintomi della patologia bisognerebbe incrementare non solo il consumo di frutta fresca e verdura (soprattutto a foglia verde),  ma anche di cereali  integrali e legumi. Importantissima la stagionalità.

La gravidanza non è una complicazione, anzi, là dove sia possibile, sortisce addirittura effetti estremamente positivi, poiché in questo modo l’ovaio viene messo fisiologicamente a riposo per i 9 mesi della gestazione e per la durata dell’allattamento, facendo spesso sparire del tutto la malattia e mettendo fine a un disagio.

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